Presentate le controdeduzioni nel procedimento giudiziario avviato contro le decisioni unilaterali prese dalla Germania
Nella causa contro il Governo federale della Germania per la modifica unilaterale dei limiti di formaldeide la Fantoni, a nome anche di altre sette aziende, ha presentato le proprie controdeduzioni al tribunale di Colonia.
La causa è stata intentata la scorsa primavera per contrastare il provvedimento tedesco che limita la libera circolazione dei prodotti all’interno dell’Unione Europea, per altro già stigmatizzato dal commissario europeo per il mercato interno Thierry Breton. Impegnate per ristabilire regole uniformi, oltre alla Fantoni con il supporto di Fedelegno, sono le aziende italiane Frati, Saib, Saviola, Arper e Panguaneta, nonché la belga Unilin.
Le controdeduzioni, depositate a cura dello studio Melchers di Francoforte, fanno riferimento a una “detailed expert opinion’’ stilata dalla massima autorità scientifica tedesca, il professor Rainer Marutzky, che da 40 anni accompagna la redazione degli studi più approfonditi nella analisi delle emissioni di formaldeide. Nel documento viene sottolineato l’inidoneità dei limiti introdotti dalla Germania dal 1° gennaio 2020 – che per altro non sono stati neppure notificati alle autorità europee prima della loro adozione – con la norma EN 16516 e la mancanza degli stessi presupposti per introdurre nuove regole. Inoltre, si confuta la tesi sostenuta in giudizio dalla Germania sulla non obbligatorietà dei nuovi limiti, visto che li ha inseriti nella German Chemical Prohibition Ordinance.
La documentazione depositata dai ricorrenti evidenzia, inoltre, come la norma tedesca dimezzi i limiti già esistenti e rappresenti una restrizione inaccettabile per i prodotti già titolati di marcatura CE realizzati nei Paesi europei e che non possono così essere più venduti liberamente in Germania, rappresentando questo il venir meno dei principi della libera circolazione delle merci.
Per altro, nel mese di novembre in un simile procedimento giuridico che ha visto contrapposta la ditta svizzera Kronoswiss ai Laender Baden-Württemberg e Sassonia e ha sancito l’insussistenza di motivazioni tossicologiche rendendo nulla l’introduzione dei nuovi limiti sulle VOC (sostanze volatili organiche).
“Un Far West fatto da scelte unilaterali e asimmetriche – sottolinea Paolo Fantoni, che è anche presidente dell’European Panel Federation (EPF) – non solo genera problemi per i produttori europei nelle loro vendite in Germania e lascia aperte le porte all’importazione nel resto dell’Unione di prodotti extraeuropei che non rispettano alcun parametro, ma genera anche confusione nel consumatore finale. Per questo abbiamo da tempo chiesto alla Ue di intervenire per assicurare un’uniformità delle regole introducendo un’unica classe minima di formaldeide in tutti i 27 Paesi europei”.
I produttori ricorrenti sono ora intenzionati a chiamare a deporre come testimone Tapani Mikkeli, capo settore delle Costruzioni sostenibili della Direzione DG Grow della Commissione Europea, figura particolarmente centrale nel futuro di una bioedilizia così fortemente voluta dalla presidente Ursula Van Der Leyen nel suo discorso sullo Stato dell’Unione.
Scheda – Limiti della formaldeide
I pannelli prodotti in Europa sono utilizzati nell’arredamento, nelle costruzioni, negli imballaggi e in molti altri settori. Lo standard EN13986 prevede attualmente due classi di emissione di formaldeide: E2 ed E1. Il secondo, più basso (pari a 0,1 ppm – parti per milione – come raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità), fin dal 2007 è stato adottato dalle industrie che aderiscono all’European Panel Federation (EPF). La Federazione intende spingere per una riduzione precauzionale, sulla base delle recenti valutazioni fatte dall’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa).
La Germania nel gennaio 2020 ha introdotto unilateralmente un limite di emissioni pari alla metà del parametro E1, denominandolo E0,5, su tutti i prodotti introdotti nel suo territorio.